cinmudrā o jñānamudrā
Si tratta del sigillo (mudrā) della consapevolezza (cit) o della conoscenza (jñāna), sovente utilizzato dagli artisti orientali per rappresentare molte divinità e illustri maestri durante le loro pratiche. Come possiamo notare, mentre l’indice (il jīva, ossia l’individuo) e il pollice (ātman-brahman, ossia il divino) si toccano a rappresentare l’unione suprema, appunto, del microcosmo col macrocosmo “esperita” durante lo Yoga; le altre tre dita, simboleggianti le tre qualità della materia-Natura ( i tre guṇa: sattva, equilibrio; rajas, dinamismo e tamas, inerzia) sono distese ad indicare il distacco dello yogin, appunto, dalle pastoie del mondo. Si tratta, per dirla con i maestri del Vedānta, dell’espressione, attraverso la coincidenza degli opposti (soggetto-indice/oggetto-pollice), della non-dualità del brahman e, in definitiva, l’identità di Questo col jīva.