Articolo scritto sul suo progetto pilota ideato da Eduardo Herrera su Reiki e arte.
Mi chiamo Eduardo e sono nato a Buenos Aires, maestro di scuola primaria in Argentina, mi sono laureato in Scultura ed arti visive presso l’accademia di Belle Arti di Roma con specializzazione in ceramica artistica presso il Ballardini di Faenza. Mi sono specializzato poi in ceramica olistica e alchemica presso Istituto Condorhuasi di Buenos Aires. Da anni pratico Raja-yoga, meditazione e ho studiato pratiche di riequilibrio ed autoguarigione attraverso il Sat Nam Rasayan e il Reiki.

Il mio Percorso Reiki l l’ho intrapreso due volte visto la passione che ho sentito subito per questa pratica, inizialmente con il mio insegnante Reiki australiano Peter O’Keeffe e sua moglie Mariella Dal Pozzo, che seguiva il lignaggio di Reiki occidentale di Denise Crundall & John Crundall, Beth Gray, Hawayo Takata e successivamente ho trovato la mia insegnante Reiki Chiara Grandi, allieva di Hyakuten Inamoto della scuola tradizionale giapponese Komyo ReikiDo. Completati entrambi i percorsi, ho iniziato ad insegnare nella nostra Associazione Mondonuovo il sistema Komyo ReikiDo e ho chiesto alla mia insegnate Chiara Grandi che ne pensava se tentavo di creare un collegamento tra il Reiki e l’Arte, più precisamente la ceramica.

Ho pensato subito al progetto REIKIARTE, e di fronte al parere positivo della mia insegnante Reiki, organizzai un Laboratorio “pilota” unendo entrambi le mie passioni. Tutto questo grazie alla collaborazione dei miei allievi, che con grande trasporto hanno accettato questa sfida. Il progetto REIKIARTE, consisteva nel ricevere precedentemente al workshop di ceramica, un REIJU APERTO – OPEN REIJU, che fa parte del sistema KOMYO REIKIDO. Ho spiegato ai partecipanti, perché tra di loro c’erano persone che non avevano mai sentito parlare di questo strumento energetico, che si trattava di una piccola cerimonia o rito speciale fatto di gesti rituali per aiutare gli allievi a trovare la propria sacralità dentro di sé e diventare consapevole del proprio corpo energetico e le sue potenzialità inesplorate. Questo reiju può essere considerato un “richiamo”.
È possibile darlo agli studenti nello scambio Reiki per alzare il loro livello energetico e può essere donato a persone non iniziate al Reiki anche se, in questo caso, l’effetto è temporaneo. In questo caso non si utilizza nessun simbolo (SHIRUSHI). Una volta ricevuto il OPEN REIJU, gli allievi potevano realizzare con l’argilla quello che in quel momento emergeva in loro, dopo questa esperienza di interiorizzazione.

Attraverso l’arte, e specialmente attraverso la ceramica, dove si lavora direttamente con la terra, si fa esperienza di Sé attraverso un processo. con l’argilla diventa trasformativo in generale, perché apre nuove comprensioni, ma in questo particolare caso, ero molto curioso di vedere se potevano insorgere delle percezioni speciali dopo un gesto che orientasse l’allievo a sviluppare uno sguardo rivolto verso l’interno alla scoperta di questo flusso sacro inesauribile dell’ universo che è il REIKI. Nel sistema REIKI tradizionale giapponese, ricevendo il REIJU è implicito che da quel momento l’energia REIKI fluisca attraverso le mani attivando un processo di riequilibrio energetico su sé stessi o sugli altri e per questo che ho trovato molto interessante che le persone potessero esprimere questo movimento energetico che si veniva a creare attraverso la Ceramica ed il processo creativo.

Sono rimasto molto colpito dell’atmosfera che si è venuta a creare in sala durante quest’esperienza e ho subito riscontrato il bisogno di raccoglimento degli allievi in quel preciso momento. Il lavoro veniva eseguito molto liberamente, anche in quegli allievi che frequentavano già in miei corsi di ceramica, notavo che facevano a meno alle tecniche imparate e seguivano prevalentemente l’intuito per trovare soluzioni nella realizzazione degli oggetti.

La ceramica ha poche regole tecniche da seguire, ma molto importanti nella riuscita del lavoro ideato e la sua successiva cottura e smaltatura. In questo caso ho subito realizzato che tutte le regole venivano a meno, e per questo alcuni lavori non seguivano queste regole e risultavano friabili o addirittura si spaccavano o rompevano, e dunque davano luogo a lavori impermalenti. L’opera d’arte è frutto del nostro mondo interiore, dell’inconscio, di tutto ciò che si muove dentro di noi ed a cui non riusciamo a dare un nome, non possiamo descrivere a parole. Per questa ragione l’opera non assume un valore artistico di “produzione” o “risultato finale” ma è la rappresentazione di noi stessi, qualsiasi forma essa assuma.

Come attività conclusiva del workshop REIKIARTE ho invitato ai partecipanti a disegnare con la tecnica della maiolica degli ideogrammi giapponesi, anche in questo caso, seguendo l’intuito per la scelta di essi.

I lavori una volta cotti e smaltati, denotano una grande semplicità ma allo stesso tempo, una profonda traccia di interiorizzazione. Sono molto contento di questa esperienza che mi ha permesso di trovare un nesso tra queste due mie passioni: l’ARTE e il REIKI. E soprattutto ho potuto percepire dei riscontri positivi da parte degli allievi, penso che porterò avanti questo progetto ancora, perché trovo che possa essere un modo accompagnare il prossimo nella propria ricerca interiore.