I tre Bandha

I BANDHA – Tecnica ed Effetti. La parola sanscrita Bandha significa “fissare”, “tenere”, “stringere”, “chiudere” e descrive esattamente l’azione fisica richiesta nella pratica, nonché l’effetto sul corpo pranico: una contrazione muscolare sui tre diaframmi e gli organi ed apparati ad essi collegati, in fasi respiratorie di apnea, che serve a convogliare l’energia in punti precisi del corpo, evitando dispersioni. Dal punto di vista della fisiologia yogica, il bandha consente di bloccare i prana in particolari aree e possibilmente, dirigerne il flusso in Sishumnanadi, per favorire il risveglio spirituale della Kundalini, che è l’energia sottile che ognuno possiede ma addormentata nel Muladhara chakra.

La tradizione classica ci tramanda l’esistenza di quattro bandha principali, di cui tre collegati ai tre diaframmi del corpo fisico, ed uno che è la combinazione dei precedenti tre. Essi sono: Jalandhara, collegato alla gola, in particolare osso ioide e glottide; Uddiyana al diaframma toracico, Mula al pavimento pelvico e Maha che unisce tutti e tre.

L’Hatha Yoga Pradipika li descrive, (dopo averli citati nella seconda lezione, dedicata ai pranayama, dai versi 45 a 47), nella terza lezione, dai versi 55 a 76, partendo da Uddiyana perché è ritenuto il principale tra tutti i bandha, in quanto in grado di liberare spontaneamente dalla vecchiaia e dalla morte, se praticato costantemente. Anche la Gheranda Samhita, cap. 3, verso 11, afferma che è il più importante perché, “con la sua pratica, l’emancipazione o liberazione viene in modo facile e spontaneo”.

Uddiyana Bandha è la contrazione addominale.

Consiste nel “ritrarre l’addome che sta sopra l’ombelico verso l’interno, contro la colonna vertebrale”; “grazie ad esso, il prana, dopo essere stato trattenuto, s’innalza lungo la sushumna.” La Gheranda Samhita, capitolo 2, verso 10, precisa che bisogna “trattenere il respiro e rimanere in questa posa”. Uddiyana significa “elevare” o “volare in alto”, infatti in questa pratica il diaframma sale verso il torace, sollevando lo stomaco, perciò è molto benefico per l’addome: stimola il pancreas e il fegato, massaggia e tonifica tutti gli organi addominali, riequilibra le ghiandole surrenali, allenta ansia e tensioni e soprattutto stimola il fuoco digestivo, perché il diaframma toracico è collegato ad intestino crasso e tenue, oltre che a stomaco, fegato, milza, cuore e polmoni: tutti organi molto influenzati dalle emozioni, anche se queste in realtà condizionano tutti e tre i diaframmi.Essi sono connessi ai sistemi neurovegetativi, simpatico e parasimpatico, e sono organi volontari, cioè gestibili nel movimento e non deteriorabili nella struttura, come invece accade agli altri organi, a causa degli impulsi emozionali. Uddiyana conferisce un grande stimolo al plesso solare, la sede delle emozioni, ed ha il potere di distruggere tutte le malattie causate da dieta irregolare e cattiva digestione, poiché il fuoco gastrico è notevolmente potenziato.A livello dei vayu, crea una pressione aspirante che inverte il flusso di apana, che è discendente e lo unisce a quello di prana, fondendoli con samana e stimolando manipura chakra. Un altro significato della parola uddiyana è che la chiusura fisica aiuta a dirigere il prana verso sushumna, così che possa fluire verso l’alto in sahasrara chakra. Questo bandha si esegue sempre solo in apnea a polmoni vuoti – bahir kumbhaka-  che è la fase più delicata e potente delle quattro fasi respiratorie. Le altre tre sono: inspirazione – puraka; apnea a polmoni pieni – antara kumbhaka; espirazione – rechaka.L’apnea a polmoni vuoti ha l’effetto di rendere sottile il respiro, cioè di farlo arrivare nelle aree periferiche, dove ci sono blocchi e ristagni, nonché di fissare lo stimolo e cambiare il tipo di energia di assimilazione, perché agisce sulla qualità della percezione sensoriale nel corpo emozionale. Questa fase respiratoria può essere complicata per praticanti non esperti o persone molto stressate, perché si può avere difficoltà nel riprendere ad inspirare ed in quel caso particolare, si può dare un colpetto sul plesso solare, per aiutare la persona a riprendere una normale respirazione. In generale, comunque, dopo apnee a polmoni vuoti fino a cinque secondi, non ci sono pericoli.

Mula Bandha è la contrazione di alcuni muscoli del pavimento pelvico.

Nel corpo maschile l’area di contrazione è tra l’ano e i testicoli, mentre nel corpo femminile è dietro la cervice, dove l’utero si proietta nella vagina.Mula significa “radice”, “fissato saldamente”, “fonte” o “causa” e qui si riferisce alla radice della colonna, dove è il perineo, in muladhara chakra, la sede della Kundalini.Mula bandha, nelle varie posizioni in cui può essere eseguito, ha sempre l’effetto di aumentare la consapevolezza su muladhara chakra, apportando benefici fisici, mentali e spirituali: stimola i nervi pelvici, tonifica il sistema uro-genitale ed escretorio, facilita e l’espulsione di gas prodotti dal cibo nello stomaco e di muco causato dai prodotti caseari, nonché la bile in eccesso, allevia la depressione e le malattie psicosomatiche e degenerative. Tutto ciò preserva la salute generale. Mula bandha aiuta il riallineamento dei tre corpi in cui si esprime il corpo etereo, cioè fisico, emozionale ed intellettivo, al fine di consentire il risveglio spirituale, infatti in muladhara chakra risiede l’unica energia viva ed attiva, quella sessuale -la Brahmacharia – l’energia vitale che è l’unica forza da usare per fare un percorso spirituale con lo yoga, quindi il pavimento pelvico è l’unico diaframma davvero attivo e gestibile da subito, sebbene i tre diaframmi debbano lavorare all’unisono ed il loro buon funzionamento dipende dalla qualità della respirazione.L’effetto sui prana è descritto così: l’azione di contrazione dell’ano spinge apana verso l’alto, laddove il suo corso invece è discendente e quindi fonte di dispersione di energia dal perineo. Quando apana raggiunge il plesso solare, si unisce a prana, ed entrambi penetrano nella sushumna riscaldandola tanto da svegliare Kundalini, che finalmente risale. Nel contempo, si manifesta il nada, cioè il suono interiore increato e, risalendo oltre la regione del cuore, esso si unisce a bindu, ossia la risonanza della sillaba sacra Om. Infine, quando prana, apana, nada e bindu sono unificati e raggiungono la testa, si ottiene la perfezione nello Yoga – il Samadhi. Questo bandha si può praticare sia in apnea a polmoni vuoti sia trattenendo il respiro a polmoni pieni: l’apnea a polmoni pieni potenzia gli stimoli e consente di aumentare l’assimilazione dell’ossigeno e la quantità di anidride carbonica da espellere, poiché l’aria inalata ha più tempo per espandersi e raggiungere anche gli alveoli polmonari più distanti, al fine di riattivarli, eliminando ristagni ed aumentando la capacità polmonare.

Jalandhara Bandha è la chiusura della gola.

Jalan significa rete e dhara significa “corrente” o “flusso”, quindi un’interpretazione sarebbe chiusura della rete di nadi nel collo, compresi vasi sanguigni e nervi; un’altra interpretazione riguarda la parola jal che significa acqua, per cui la chiusura della gola servirebbe a bloccare lo scorrere del nettare o fluido da bindu a vishudda, impedendogli di finire nel fuoco digestivo, al fine di conservare il prana, inteso come energia vitale.Questo fluido, l’amrta o soma, sarebbe responsabile del progressivo invecchiamento del corpo: esso è prodotto nella testa, la quale è associata alla Luna, e scende dal palato verso il ventre, dove è consumato dal fuoco gastrico, il Sole. Tale processo, che induce il degenerarsi del fisico fino alla morte, può essere interrotto con la contrazione della gola che blocca il percorso del soma e il fluire delle due nadi in vishudda, il chakra che controlla i sedici adhara, cioè i supporti principali del corpo umano: le dita dei piedi, le caviglie, le ginocchia, le cosce, il perineo, il membro virile, l’ombelico, il cuore, il collo, la gola, la lingua, il naso, lo spazio tra le sopracciglia, la fronte, la testa e l’apertura di Brahma (Brahmarandhra).

La Gheranda Samhita, cap. 3, verso 13, aggiunge che questo bandha “…dona le otto Siddhi o poteri spirituali allo Yogi”, essi sono: Anima / Mahima – capacità di diventare estremamente piccoli / grandi; Garima / Laghima – capacità di aumentare tanto il proprio peso / diventare leggeri (levitazione); Ishitwa / Washitwa – capacità di controllare la materia /attrarre persone, cose situazioni; Prakamya – capacità di realizzare qualsiasi desiderio; Prapti – capacità di ottenere qualsiasi cosa.

Al di là di questo, fisiologicamente la chiusura dell’esofago e la compressione delle giugulari, che forniscono sangue al cervello, stimola dei recettori sensibili alla pressione sanguigna, capaci di rallentare o accelerare il battito cardiaco per regolarizzare la pressione ed induce calma mentale. Certamente si stimolano tiroide e paratiroidi, con enormi benefici generali, non è adatto in caso di ipertiroidismo proprio perché la tiroide non va ulteriormente stimolata.

Questo bandha si pratica in apnea a polmoni pieni, chiudendo la glottide, in maniera statica o effettuando il movimento di deglutizione: questo sposta l’osso ioide e può indurre anche un benefico riposizionamento della lingua, laddove c’è un’asimmetria, con relativi disturbi.

Maha Bandha è la triplice chiusura.

Consiste nel contrarre quasi simultaneamente i tre diaframmi, sempre in apnea a polmoni vuoti, partendo dal perineo, poi diaframma toracico, poi gola.  Maha significa “grande” ed è per questo che è anche chiamato “la grande chiusura”: possiede i benefici dei tre bandha di cui si compone ed è particolarmente utile per stimolare il silenzio della mente, preparatorio alla meditazione, perché al termine del lavoro il corpo è stabile e fermo e la mente centrata, cioè in fase di stasi di pensieri e parole.Ha la capacità di far ascendere il prana lungo la sushumna, rendendolo stabile ed impedendo il sopraggiungere di malattie e può risvegliare completamente l’energia nei chakra principali, inoltre unisce prana, apana e samana in manipura chakra, che è il culmine di ogni pranayama. Maha bandha favorisce l’espansione della coscienza, facendo risalire la kundalini, finalmente libera dai tre nodi che ne ostacolavano il passaggio.

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