Lo Yoga riguarda prima di tutto uno stato di unità, senza separazione né divisione. Non è una tecnica, ma uno stato d’essere. Non è un sapere, e tantomeno una forma da copiare.
È difficile esprimere questo stato, perché è possibile solo sperimentarlo e viverlo. Essere nello stato di yoga significa essere decondizionati, centrati e unificati. Non si può conoscerlo che attraverso la pratica. La pratica non è fine a se stessa punto non si pratica lo yoga per lo yoga. Il suo scopo e darci accesso alla vita, aiutarci a vedere ciò che è e non ciò che dovrebbe essere, aprendoci al mondo senza esitazione senza paura.
Per lo yoga ogni persona è unica. Lo Yoga si adatta a ogni individuo e non il contrario. Bisogna capire bene che non si insegna una tecnica, ma si aiuta l’allievo a scoprire ciò che già esiste in lui. Perché non ci sono metodi o manuali il cui contenuto sia applicabile a tutti e porti automaticamente gli effetti desiderati. L’insegnamento si inserisce in una pratica nuova e creativa. Questa esplorazione del proprio corpo conduce il praticante di belle sempre più profondi di rilassamento. Ciò scardina a poco poco gli schemi ripetitivi del corpo, i condizionamenti e affina la coscienza. Un corpo tranquillo e riflesso di uno spirito calmo.
Questo stato si prolunga nei fatti e nei gesti della vita quotidiana. A poco a poco la nostra visione della vita si trasforma, così come il nostro comportamento nella vita. Tutto sembra allora più semplice e più chiaro. Lo stato di yoga si produce grazie all’arresto della dispersione mentale. Il corpo è la prima fase del processo si concentra il mentale esclusivamente sul corpo sul ritmo e sulla posizione nello spazio ma anche sulla stabilità e sulla facilità della posizione. Quando il mentale si è integrato con il corpo, quando non si è più la persona che osserva ma si vive questa esperienza totale, allora la stabilità appare. Una stabilità nella postura ma anche nella vita. Quando il corpo ha assolto la sua funzione, prende spazio il testimone, nella respirazione, che va più lontano nella direzione del centro. Ora si è seduti non si cambia più posizione punto sia nella relazione esclusiva con la respirazione che riflette la pulsazione profonda. Questa respirazione semplice, non forzata, deve essere prima di tutto cosciente. Allora il mentale si integra, e a poco poco si scopre l’esperienza meravigliosa della meditazione, nella quale non siamo più trascinati dai soliti stratagemmi del mentale.
A mano a mano che il seme dello spirito si svilupperà in noi invaderà e trasformerà la natura dei pensieri, delle parole delle azioni, ma trasformerà anche il mentale, la natura del sapere, al quale restituirà tutto il suo senso e la sua umanità.