Varianti di maggio

La pratica di aprile

La pratica inizia dall’atteggiamento che cambia, prima verso noi stessi, per poi cambiare la relazione verso gli altri e il mondo che ci circonda. Ci abbandoniamo sul tappetino e ci rendiamo disponibili al cambiamento. Ci incontriamo nel corpo, incontriamo il respiro nel corpo. La direzione è precisa verso piani sempre più sottili. l’attenzione deve essere risvegliata per percepire luoghi così interiori. Seguiamo il filo del respiro verso il corpo. Attraverso posizioni semplici ci espandiamo nel corpo. La presenza prende fiato. Il respiro si espande nel corpo. troviamo un appiglio, un centro dive nutrire l’osservazione verso ciò che ci attraversa. I senso non disperdono nel raccoglimento interiore. La coscienza si posa sul corpo, sul respiro, poi incontra se stessa. Lì posso attendere il manifestarsi della meditazione. La meditazione non si fa, accade, devi solo lasciare andare tutto il resto.
Patanjali nel 400 a.c. nei suoi yogasutra sintetizza il percorso di ricerca interiore. Pratiche di consapevolezza di sé già citatate nei Veda e nelle Upanisad quadi 2000 anni prima. Vodifica per la prima volta il metodo dello Yoga nell’Asthanga Yoga, lo yoga delle otto membra o parti, che chiamato RAJA YOGA o Yoga di Patanjali.
Ashtanga Yoga Lo Yoga delle 8 tappe
Secondo la visione classica del sistema yoga di Patanjali nella sua opera fondamentale “Yoga Sutra“ il fine rimane sempre yogascittavrttinirodhah : lo yoga è la sospensione del movimento della mente. La sospensione dell’identificazione del soggetto con l’oggetto. Per riuscire a realizzare ciò, Patanjali indica all’aspirante yoga otto tappe (“ashta” = otto, “anga” = tappe o passi) da seguire ed applicare per la sua crescita e trasformazione. Sono tappe che incontrano diversi stati di coscienza e diversi corpi energetici, dal più grossolano al più sottile.
RAJA YOGA
Asthanga yoga • lo Yoga delle 8 membra di Patanjali • yogasutra
Il percorso è preciso: il mio sguardo cambia firezione, il mio atteggiamento va verso l’ascolto e non alla reazione.
- YAMA – atteggiamento verso me stesso, il mondo, gli altri e nella pratica
• ahimsa non violenza, non confliggere, non forzare
• satya verità, seguire la propria natura, essere se stessi
• brahmacharya continenza, contenere ciò che non serve
• asteya non rubare, essere se stessi, essere ciò che si è
• aparigraha non tenere ciò che non ci appartiene, ciò che non fa parte di me - NIYAMA – rapporto con noi stessi nella pratica
• saucha purificazione della struttura fisica della struttura mentale emozionale
• santosha contentezza e soddisfacimento semplicemente per ciò che c’è
• tapas austerità o sforzo cosciente, intensa motivazione
• svadhyaya studio del Sé, conoscenza e consapevolezza di sé
• ishvara pranidhana abbandonarsi al senso di Sacro, dono di sé a Dio
LA PRATICA
- ASANA – posto comodo e stabile, posizione meditativo, contemplativa, senza sforzo, senza sforzare, spontanea. Stabili in sé stessi.
- PRANAYAMA – il controllo completo dei soffi sottili, la non dispersione di prana
- PRATYAHARA – il “ritiro” dei sensi dalla percezione degli oggetti
STATI INTERIORI DELLA COSCIENZA
- DHARANA – la concentrazione interiore. Lo sguardo in un’unica direzione.
- DHYANA – la meditazione, che rappresenta la fase in cui la concentrazione diventa stabile ed ininterrotta;
- SAMADHI – contemplazione ed estasi divina.
