Il filo dello Yoga

Lo yoga mi ha donato spazio e senso, significato e direzione. Mi ha dato occhi nuovi e mente gentile. Lo yoga mi ha fatto sentire il corpo per quello che è davvero, territorio della vita, diario della mia storia. Lui mi ha ridato il respiro e il rito di ogni gesto.Mi ha donato la meditazione. Questo yoga che tutti lo fanno e nessuno lo è. Che non si può insegnare. Che svela le crepe, porta luce alle contraddizioni, perdona e fa perdonare. Questo yoga che dona radici per stare e ali per sispirare in volo. Questo yoga che scivola via da ogni gabbia. Che è disciplina e storia d’amore per tutta la vita. Ogni giorno, ad ogni mio passo mi accarezza la pelle.

Nel 2001 inizio la pratica dello Yoga e della meditazione. Amo lo yoga, lo pratico e lo insegno dal 2010. Lo studio e continuo ad essere affascinato da quanto sia capace di arricchire le vite delle persone che lo praticano.

La meditazione spesso mi ha sostenuto e mi ha aiutato a mantenere un equilibrio nei momenti difficili. Un bisogno interiore, l’urgenza di trovare pace, di trovare il centro in cui si é semplicemente sé stessi, liberi da ogni stimolo. Raccogliersi nel luogo Sacro del qui, ora. Il filo dello Yoga non si spezza mai 💜

L’incontro con lo yoga è accaduto tramite Barbara Villa che mi hanno trasmesso gli insegnamenti di Gérard Blitz. Ancora oggi mi aiuta a tenere il filo.

Seguo maestri come Antonio Nuzzo che mi sta trasmettendo lo yoga di André Van Lysebeth, del maestro Satyananda, del maestro Krishnamurti e di Vimala Thakar.

Da alcuni anni ho iniziato lo studio dell’indologia e della filosofia orientale attraverso l’Università di Bologna con i professori Saverio Marchignoli e Marco Franceschini che mi aiutano ad approfondire lo studio dei testi e del sanscrito.

Lo yoga è uno stato. Non si insegna. Non si può che trasmettere ciò di cui si è fatto esperienza. Intanto proviamo a rallentare la dispersione del complesso mentale attraverso il corpo al ritmo lento del respiro. Risvegliando l’attenzione sull’ascolto silenzioso del momento presente. Buona pratica!

E seguite sempre il vostro filo dello yoga 💜

L’arte di conoscere noi stessi attraverso una pratica di consapevolezza è un atto di fede e dii fiducia verso noi stessi accogliendo noi stessi. Solo quello che si ama può essere salvato. Solo quello che si abbraccia può essere trasmesso.

La pratica che guido è una pratica semplice. Una pratica di raccoglimento attraverso il corpo al ritmo lento del respiro verso la meditazione. Ci orienteremo a spazi di ascolto nella presenza della quiete e nel silenzio del momento presente.

CONTRIBUTO 10 euro a lezione

Indagate da voi stessi, e se vorrete, in un momento di quiete potrete sedervi e, cercando l’immobilità ed il silenzio interiore, tentare di ritornare al principio di voi stessi, dove siete, puro sguardo senza nome.

Esiste in noi un luogo a cui si accede facendo silenzio intorno. È il Principio, l’essenza di noi stessi: ciò senza cui non saremmo quel che siamo ed è il divino. Credo che non sia importante solo da un punto di vista mistico, ma anche filosofico e, in qualche modo, scientifico.

Sovente però, siamo incapaci anche di un atto semplice come sederci e stare con noi stessi in silenzio e quiete. Non ci riesce per più di qualche attimo. Non ne abbiamo l’educazione e gli ostacoli sono a livello fisico, mentale e filosofico. Talvolta il corpo non è capace di assumere una postura adatta all’immobilità, la mente non riesce a smettere di muoversi e lo spirito non accetta che vi sia qualcosa da scoprire usando strumenti che non siano pensiero e riflessione.

Lo yoga ci dice proprio questo: per sapere qualcosa di sé lo spirito deve tornare a coincidere con se stesso nel silenzio e nella quiete. Si fa esperienza di “Ciò che è”, “Ciò” che non ha bisogno di parole per dire di sé, non di luce per mostrarsi: dice tutto di sé nel silenzio e nelle tenebre. Il silenzio dell’universo è, per il mistico, un urlo insopportabile perché troppo significante.

Non è questione d’opinioni, ma d’esperienza:
“Si ha lo stato di yoga allorché s’acquieta il turbinio mentale. Allora lo spirito ritorna alla propria natura originaria”. Così ci ha tramandato Patanjali, il grande sapiente dello Yogasutra.

Asana, diventano così, posture per il silenzio, vie per l’esperienza dello Spirito. Se il corpo prova disagio, la mente si agita; se la mente si agita, non è possibile il silenzio interiore. Il silenzio si fonda sulla quiete del corpo, la quiete sull’equilibrio. Luogo dell’equilibrio è la colonna vertebrale.

Il silenzio si fonda sull’equilibrio della colonna vertebrale: Asana. Il silenzio è il luogo della lucida, silenziosa, a-verbale, intro-versione della coscienza: Dhyana. Quando la coscienza si ripiega, in un muto domandare su se stessa, può eventuarsi l’intuizione che cambia la vita e puoi scoprire ciò che dà alla vita un indubitabile, sacro, senso.

Lo scopo di questa pratica è di acquistare consapevolezza e familiarità con la nostra vita interiore e raggiungere la fonte della nostra vita e della coscienza. La capacità di meditare influenza profondamente il carattere e poco per volta la mente diviene quieta. Con la mente quieta si emerge come puri testimoni. Ci si distacca dall’esperienza e dallo sperimentatore, ce ne stiamo in disparte nella pura consapevolezza che è a metà strada e al di là di ambedue.

Lo yoga e la meditazione ci insegnano a liberarci dalle influenze dei condizionamenti inconsci e a sviluppare la capacità di osservare ciò che ci accade in una modalità non reattiva. Osservando la realtà interiore si sviluppa la comprensione. Per questo è importante orientare la mente durante l’azione per contenere la dispersione del complesso mentale. La pratica diventa così uno strumento di trasformazione 💜 di ricerca e di conoscenza di sé.

Ogni mese una nuova opportunità per approfondire, crescere e incontrarsi nella pratica di consapevolezza, per chi non si vuole prendere un impegno settimanale ma vuole tenere il filo con una pratica mensile oppure per gli allievi che seguono le lezioni settimanali e vogliono consolidare la loro esperienza con un approfondimento serale.

Lo yoga è la scienza del giusto vivere e come tale è inteso per essere incorporato nella vita quotidiana. Lo scopo dello yoga è vivere e attivare processi di consapevolezza di sé e conoscenza della propria realtà esistenziale.Yoga significa unione, unità. Integrità. Unione della coscienza individuale con la coscienza universale.

Lo yoga è un mezzo per equilibrare contenere la dispersione di corpo, mente e respiro. La scienza dello yoga inizia ad agire dal corpo fisico, materico, il più immediato da contattare. Corpo e respiro. Quando si sperimenta uno squilibrio a questo livello, gli organi, i muscoli, i nervi non funzionano più in armonia, piuttosto reagiscono contrastandosi uno con l’altro.

Lo yoga mira a portare le diverse funzioni organiche ad una perfetta coordinazione affinché possano lavorare in equilibrio per il benessere di tutto il corpo. Dal corpo fisico lo yoga si rivolge al livello mentale ed emozionale. Attraverso le pratiche dello yoga si sviluppa la consapevolezza dell’interpretazione tra la dimensione emozionale, mentale e fisica.

Il primo passo è conoscere le capacità del corpo e le possibilità della mente per trascendere le limitazioni individuali per fare esperienza della realtà superiore esistenziale.

Lo scopo dello yoga non è piegarsi in due, mettersi sulla testa o diventare più buoni, ma attivare processi di consapevolezza e conoscenza di Sé attraverso un ascolto presente e consapevole. Per questo le Asana non diventano forme da copiare ma un mezzo di conoscenza 😊 non entrare in conflitto nella pratica e prendere una forma del corpo che ci corrisponde, senza forzare. Sono le Asana che si adattano a noi e non viceversa!

Lo Yoga, un rituale sacro, un dialogo tra sé e sé, una danza leggera, attraverso il corpo, al ritmo del respiro, verso la meditazione, dalla periferia al centro, dove, il testimone osserva, senza giudizio, semplicemente restando, in ascolto del proprio silenzio. Qui, ora 💜

LO YOGA CHE PRATICO E CHE TRASMETTO

Le lezioni di yoga si compongono di una fase iniziale propedeutica per il corpo e per la respirazione. Un rilassamento guidato iniziale permette di lasciare i legami inconsci e liberare il corpo dalle tensioni. Continuano con una fase intermedia dedicata alle pratiche di purificazione, posizioni djnami si alternano a semplici posizioni statiche Āsana e si conclude con una terza fase di prānāyāma vero e proprio, che prepara l’accesso alla trasformazione alchemica in cui la coscienza, abituata a rapportarsi con la materia tramite gli strumenti sensoriali, la trascende e contatta una dimensione più sottile, extrasensoriale: il corpo energetico. Si prepara il terreno per accogliere lo stato di raccoglimento prātyāhāra e l’avvento dello stato meditativo.

La pratica di consapevolezza è un mezzo di indagine. Uno spazio introspettivo dove incontrarsi in un dialogo interiore per risvegliare la sensibilità nella presenza e nell’osservazione di sé. Una pratica che ci aiuta a rallentare e a prenderci tempo e spazio per noi.

Attraverso un abbandono consapevole daremo nuovi spazi al respiro e ne esploreremo le possibilità. Esploreremo il corpo come il luogo del sentire. Dal movimento all’immobilità, verso la meditazione in una pratica silenziosa e intima tra ascolto presenza e quiete 💜

Trasmetto uno yoga classico. Semplice che segue i principi del Raja yoga di Patanjali fondendosi con la ricerca della tradizione tantrica dello Hatha yoga. Il corpo diventa oggetto di studio per scoprire una possibilità di dialogo e di comprensione delle sue parti. Questo corpo sconosciuto di cui prendiamo coscienza abitualmente solo in occasioni di dolore e sofferenza diventa oggetto di studio. Una ricerca volta a scoprire la possibilità di dialogo e di comprensione delle sue parti, attraverso la sperimentazione di tutte le articolazioni, in particolare quelle vertebrali.

Lo strumento utilizzato principalmente è l’osservazione interiore per ascoltare il linguaggio silenzioso del corpo dalle svariate sensazioni che si susseguono continuamente. Si impara a comprendere le sottili sensazioni che sfuggono continuamente a un osservatore distratto, i messaggi nascosti che emergono in ogni momento.

La pratica di sequenze dinamiche e di posizioni yoga base statiche, e l’educazione al respiro completo, sono i supporti con i quali la consapevolezza del praticante impara a conoscere la vita nascosta del corpo agendo con la coscienza, efficace strumento operativo, nelle profonde stratificazioni del corpo materia.

Questi mezzi di apprendimento diventano un metodo per sperimentare il corpo in tutte le sue parti, anche quelle più dimenticate, attraverso esercizi yoga per principianti. Un’intelligenza creativa si risveglia gradualmente al servizio di una migliore conoscenza di se.

Questa educazione interiore diventa il metodo e il supporto necessario per accedere alla conoscenza delle altre realtà esistenziali più sottili e meno appariscenti che compongono la nostra esistenza.

La pratica ci prepara ad accogliere le stato meditativo attraverso pratiche di asana, pranayama, mudra, mantra. La pratica si conclude con un rilassamento guidato. Momenti di silenzio e di ascolto nell’immobilità del corpo per rallentare al ritmo lento del respiro.  Le posizioni sono semplici per privilegiare l’ascolto e l’abbandono. La pratica ci aiuta a a rimanere in contatto con il momento presente e a conoscere per stare nel nostro sentire. Accogliere. Lasciare andare.

Il cambiamento avviene nel momento presente.

APPUNTI DI CONSAPEVOLEZZA

La maggior parte di noi inizia un percorso meditativo in cerca di pace. Ma ben presto ci accorgiamo che quello con cui entriamo in contatto e il caos della nostra mente e la ristrettezza del nostro cuore. La pace non è la quiete è piuttosto l’accoglienza dell’irrequietezza.

All’inizio è necessario costruire un nido dentro di noi traslocare dalla mente discorsiva che costantemente ci descrive i fenomeni e ci racconta tutto quello che siamo stati che siamo e che saremo a un nido di silenzio che sta in pieno corpo nello spazio del cuore. Questo trasloco dà una forte sensazione di serenità, di quiete, di essere approdati in un luogo senza reazioni. Ma è un guaio pensare che quella serenità quella quiete siano permanenti ed equivalgano alla pace.

All’inizio del percorso veniamo invitati a lasciar scorrere i pensieri come nuvole in un cielo ampio a non inseguire i pensieri e a far ritorno alla consapevolezza del respiro. Impariamo a conoscere un amico che nasce con noi e con noi muore, il compagno discreto di tutta una vita che non consideriamo quasi mai, il respiro e imparare a entrare in relazione con lui fino a una vera intimità che ci permette di conoscere il nostro mondo interno e quello esterno in modo assolutamente diverso dalla conoscenza mentale e anche da quello emotiva.

Entrare in contatto con il respiro significa diventare saldamente delicati non catturare il respiro non fargli la posta ma avanzare con rispetto e avvicinarvi con cura come faremo con un essere selvatico in un bosco. Deve abituarsi a noi e noi abituarci ad avvicinarlo non per modificarlo ma per conoscerlo. Si tratta di sentire il respiro che mi attraversa in questo momento in pieno corpo e sapere di essere vivo, di esistere. Si tratta di rinascere imparare tutto da capo partire dal fatto che qui c’è il corpo. Quindi percepirlo sentirlo abitarlo senza pensare di esserlo senza identificazioni e insieme senza divisioni. Non sono al corpo come qualcosa diverso da me e si entra nell’intimità di una nuova consapevolezza in una nuova forma di amore per noi stessi.

La quiete che man mano si costruisce tornando con assidua è delicata cura al respiro non è però che il nido da cui partire e a cui tornare non è la meta e tantomeno la Via, ma è solo il primo passo per attivare il processo di conoscenza e consapevolezza di sé.

Osservate i movimenti dei pensieri come osservate il movimento del vostro ispirare ed espirare, senza paragoni e giudizi. Quando la struttura del pensiero perde la presa, voi non ci siete più. In precedenza eravate presenti come osservatori, e come seduti di fronte a uno specchio avete osservato i movimenti del corpo, della mente, delle emozioni, ma ora entrate in una dimensione diversa. L’atto dell’osservare termina ed interviene la dimensione del silenzio, non turbata da nessun movimento. Allora siete assorbiti, immersi nello spazio interiore della vacuità. Ora entrate nel vostro proprio essere, siete immersi nella coscienza ove nulla è stato mai condizionato.

OSSERVARE CIÒ CHE È

Il primo passo per accogliere lo stato meditativo è porci nel ruolo di testimoni. Sederci e osservare. Osservare il respiro, i pensieri e le emozioni che ci attraversano e rimanere in ascolto del proprio silenzio interiore. Renderci vulnerabili e accogliere senza giudizio. Non trattenere per poi lasciare andare.

Per conoscere bene la mente, dobbiamo imparare ad osservare. Osservare significa guardare oggettivamente, guardare senza valutare e giudicare. Se siamo coinvolti nel guardare e nel giudicare, se abbiamo un punto di vista selettivo, non possiamo vedere ciò che realmente è. Dobbiamo imparare l’arte dell’osservazione, imparare a non interpretare, non analizzare, a non paragonare, a non giudicare ma a essere consapevoli del movimento della mente nello stesso modo in cui siamo consapevoli di un tramonto.

Abbiamo bisogno dell’umiltà per osservare. L’osservazione ci rende liberi dagli eccessi emotivi e dalle abituali reazioni dell’intelletto. Nella libertà possiamo vedere la la situazione come realmente è, e rispondere con intelligenza, appropriatamente. Se restiamo sempre emotivamente, secondo le abitudini, non saremo mai in contatto con la realtà della situazione e le nostre risposte saranno facilmente distorte dai disturbi legati al passato e dalla paura del futuro. Dobbiamo imparare a vivere nel presente e osservare ciò che realmente è in quel momento. Qualsiasi cosa facciamo durante il giorno, ci offre un opportunità per imparare ad osservare. Quando ci accorgiamo di essere disattenti, ci rinnoviamo nell’attenzione. Quando l’osservazione è mantenuta, possiamo notare cambiamenti significativi nelle nostre vite. diventiamo consci.

Studiare i movimenti della mente, notare il disordine e far nascere l’ordine, imparare ad osservare, sono tutte azioni necessarie per poter gettare le basi della meditazione, preparando l’essere a lasciare le sponde del conosciuto per esplorare l’ignoto. L’autoeducazione è essenziale per entrare nello stato di meditazione con precisione, così da permettere al potenziale divino che è in ogni cuore umano di manifestarsi.

Una volta osservato l’intero panorama della coscienza, così da avere esplorato i più sottili strati, e una volta osservata in prima persona la sua natura limitata e ripetitiva, possiamo avvertire un profondo desiderio di scoprire cosa ci sia oltre il limitato e oltre il conosciuto per immergersi nell’ignoto, nell’inconoscibile, nella dimensione del silenzio.

La pratica di consapevolezza ci insegna a stare con i nostri pensieri, stare con le emozioni che ci attraversano, facendo un passo indietro, semplicemente osservando, senza giudizio, tornando al momento presente, rallentare attraverso il corpo al ritmo lento del respiro.

Dallo yoga verso la meditazione

Attraverso l’ascolto e la consapevolezza, la pratica si rivela un percorso propedeutico alla “meditazione”, quel particolare rapporto di osservazione e di presenza che consente di “sapere” circa il proprio sentimento d’essere.

La parola “Yoga” indica uno stato, uno stato fondamentale della coscienza. Non è un percorso che conduce da un luogo a un altro, e neppure una ricerca di benessere. La pratica di Yoga si fonda sull’Osservazione e sul cambiamento. Possiamo osservare come la nostra coscienza sia modellata dal reiterarsi di convincimenti e abitudini così come da modelli di comportamento; possiamo osservare come la nostra libertà interiore sia informata e delimitata dall’idea che abbiamo di noi stessi. Questo sentimento d’essere, l’identificazione con il nostro particolare schema, non è immutabile: in particolari condizioni di ascolto che si attivano durante la pratica e la meditazione, l’idea di sé si rivela plastica, rinnovabile.

La meditazione è dunque un percorso di osservazione e di apprendimento dedicato al nostro senso d’esistere. Per potersi volgere verso ciò che essenzialmente siamo è fondamentale poter ascoltare e al contempo non avere idee precostituite. La pratica rivela inoltre l’importanza di non essere sempre ingombrati dall’attività che continuamente occupa la nostra mente: essa ostacola sia l’ascolto sia l’osservazione.

L’apprendimento meditativo inizia quando comprendiamo come dimorare in noi stessi.
Quando scopriamo che è possibile rimanere stabili, non perdersi, pur nel variare dei contenuti mentali. Quando riconosciamo che non si tratta di sospendere l’attività della mente, ma ‘solo’ di non esserne sopraffatti.

Nel corso della sua maturazione, l’ascolto meditativo conduce a un’importante scoperta: i pensieri non vengono sedati, semplicemente si raggiunge un nuovo piano di consapevolezza che non necessita più dell’irrequietezza ordinaria. E diviene chiaro che la meditazione è già l’espressione della realtà indivisa e non una via per avvicinarla.

Lo Yoga, un rituale sacro, un dialogo tra sé e sé, una danza leggera, attraverso il corpo, al ritmo del respiro, verso la meditazione, dalla periferia al centro, dove, il testimone osserva, senza giudizio, semplicemente restando, in ascolto del proprio silenzio. Qui, ora 💜

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Il più grande augurio che posso fare ai miei allievi è trovare la determinazione a perseguire il cammino che alimenta il fuoco interiore e accende la forza di volontà di una ricerca profonda, l’ardore, la pazienza e la piena intenzione di raggiungere lo scopo di un risveglio interiore, supportata dal giusto fervore per percorrere il sentiero che conduce alla realizzazione e alla vera libertà per essere semplicemente stessi.

Immergiti nel sentire, non c’è nulla da fare. Solo osservare quello che è già presente. È un caderesi dentro, lasciarsi respirare. Soggetto e oggetto si fondono. La distanza tra chi sente e ciò che è sentito svanisce. Non c’è più una separazione tra il soggetto e l’oggetto. E allora scompare colui che sente, scompare ciò che è sentito. Rimane il sentire, l’ascolto del nostro silenzio interiore.

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Accogliere qualsiasi esperienza senza aggiungere e senza togliere niente, in pieno corpo. Essere corpo. La pratica della meditazione di consapevolezza riallaccia il legame con il corpo, si ricomincia a sentire, a trovare quel sentire nascosto dietro irrequietezza mentale.

Attraverso il respiro. La ripetuta attenzione al respiro, alle sensazioni, alle emozioni e ai pensieri che ci attraversano, riallaccia il legame con il sentimento d’essere. Non aggiungere, ma anche non togliere niente al sentire. Entrare in intimità con il sentire. Stare con la nudità del sentire. In realtà, una sensazione non può che durare al massimo due tre minuti, poi cambia. Le emozioni arrivano ad ondate, hanno pause, intervalli. Quello che può rendere apparentemente continuo un momento di malessere sono le nostre aggiunte, i nostri commenti, le critiche, il giudizio.

Occorre un centro, un luogo a cui tornare, creare un nido al centro del cuore, il respiro, il corpo, le sensazioni, la coscienza ben radicata nell’organismo, un luogo a cui fare costantemente ritorno. Si impara a tornare a sé sempre e ovunque.

La consapevolezza non appartiene al tempo, vive nel fluire, trascorre, tutt’uno con la vita stessa. Come il respiro. Ogni sensazione, ogni emozione, ogni pensiero è per sua stessa natura pura consapevolezza. Niente interrompe la consapevolezza. La meditazione non va usata per parificare tutto, ma per sentire consapevolmente tutto ciò che ci attraversa. Per conoscere la propria realtà esistenziale e stare con ciò che c’è nel momento presente.

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Lo Yoga è un percorso di ricerca e crescita personale, lo scopo non é piegarsi in due o diventare più buoni ma attivare processi di conoscenza e consapevolezza di sé per imparare a stare con le nostre emozioni e non lasciarci condizionare dai pensieri e dal turbinio della mente. Tornare a noi, attraverso il corpo, al ritmo lento del respiro verso la meditazione.

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Le lezioni sono aperte a chiunque sia interessato a comprendere ciò che la pratica dello Yoga e della Meditazione siano nella loro tradizione più profonda. 

“Per quale ragione pratichiamo yoga? Praticheremo per trasformare uno stato di dispersione in uno stato di equilibrio e concentrazione interiore. Lo stato di dispersione nel qual viviamo è all’origine dei nostri problemi, delle nostre difficoltà di vivere. Lo stato di equilibrio e di concentrazione interiore opererà in noi un cambiamento profondo, un capovolgimento totale difficilmente esprimibile con delle parole e delle spiegazioni.”

Questo è il filo dello yoga 💜