La meditazione è cosa viva

La meditazione. Un urgenza interiore di trovare e pace. Dopo quasi 20 anni di pratica la meditazione a me ha dato un corpo. Ho scoperto di respirare. Di essere. Mi sono accorto di un movimento di ritorno a luogo dimenticato.

Il primo passo per coltivare quello che nel percorso di risveglio si chiama consapevolezza è essere pienamente esattamente dove lì siamo. Quando siamo in questo luogo, quando siamo qui, possiamo essere ora. Ascoltare come stiamo, assaporato. Gradualmente, col tempo, man mano che ci apriamo ad essere dove è il corpo e a sentire come Staino in quel momento, il qui si dilata, diviene immenso., nel luogo in cui la presenza dello spazio vuoto si estende fino a farci assaporare la spaziosità fondamentale in cui viviamo. Così ci si acquieta lasciando che i pensieri sorgano e passino come nuvole in un cielo vasto. E si impara a non prendere una posizione, a essere a favore o contro questo o quello, a fare di memorie, sensazioni, desideri, pensieri dei concetti a cui credere indiscutibilmente. Allora piano piano si ricevono le visite della consapevolezza.

Meditare è anzitutto, sedersi e seguire un in mente con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare. Meditare è seguire movimenti per la nostra mente smettendo di affaccendarsi in nazioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato. Meditare non è fare il vuoto intorno a noi, Anzi e stare dentro noi stessi, dentro tutto ciò che siamo in quel momento, consapevolmente. Stare fermi fa conoscere i movimenti della mente. Ci apriamo. Ad accogliere. A non subire. A non interferire. Ad accogliere con fiducia qualsiasi cosa ci capiti. È questo non interferire, che permette il rivelarsi, apre la possibilità della comprensione e dello scioglimento. Gradualmente, col tempo, man mano che ci apriamo a essere Dov’è il corpo e a sentire come stiamo in quel momento, il cui si dilata, diventa immenso, un luogo in cui la presenza dello spazio vuoto si estende fino a farci assaporare la spaziosità fondamentale in cui abitiamo punto allora, piano piano, se ricevono le visite della consapevolezza. Stare fermi fa conoscere i movimenti della mente. Ci apriamo. Ad accogliere. A non subire punto a non interferire. Ad accogliere con fiducia Qualsiasi cosa ci capiti. E questo non interferire, che permette il rivelarsi, apre la possibilità della comprensione e dello scioglimento.

La maggior parte di noi inizia un percorso di meditativo in cerca di pace. Ma ben presto ci accorgiamo che quello con cui entriamo in contatto è il caos della nostra mente e la ristrettezza del nostro cuore. La pace non è la quiete, è piuttosto l’accoglienza dell’irrequietezza.

La pratica di consapevolezza è entrare in contatto con il respiro nel corpo. Osservare e lasciar correre i pensieri, senza trattenere, senza giudizio. Crearci un nido di silenzio a cui tornare. Un punto di quiete al centro di una tempesta. Sedersi e accogliere in silenzio il respiro, conoscere senza pensare. Un bisogno di silenzio, di vuoto, un bisogno di sospensione. Qualcosa che sfiora senza prendere, qualcosa che scorre.

Meditare non è cercare una via d’uscita ma una via d’entrata. La pratica di consapevolezza insegna a stare, a entrare in intimità con ciò che accade, l’intimità é il contatto con il tessuto dell’esperienza, con la percezione diretta e non mediata dai concetti di quanto accade, del suo impatto su di noi. E questa giusta vicinanza ci permette di arrivare non più a una reazione ma a una risposta. La presenza nel sentire in questo processo è fondamentale. Essere presenti significa essere presenti al proprio io come ad un oggetto di studio. Per essere nella presenza devo coltivare a lungo uno sguardo sull’io, anziché guardare tutto dai suoi occhi. Anziché guardare il mondo dalla rabbia, dalla paura, dalla tristezza.

La presenza è riconoscere quello che c’è, riconoscere la calma, riconoscere il movimento dei pensieri, non scegliere. La presenza è smettere di avere paura della propria delicatezza. Ciò che osserva la paura non è spaventato, cache osserva la rabbia non è arrabbiato. Per sentire la presenza bisogna fare un passo indietro fuori dall’uso, dalle reazioni mentali di cui è fatto, dalle identificazioni che coprono la sua paura di essere nulla. Il cambiamento inizia accogliendo se stessi, la nostra incompiutezza, la nostra mancanza, la nostra tensione verso, cercando di non migliorarsi ne cambiarsi, aspettando, attendendo una trasformazione che arriverà quando il tempo del sostare sarà maturo.

Sentire. Ogni forma di sofferenza va incontrata e accolta. Accogliere qualsiasi esperienza senza aggiungere e senza togliere niente, in pieno corpo. La pratica di meditazione di consapevolezza riallaccia il legame con il corpo, si ricomincia a sentire. La ripetuta attenzione al respiro, alle sensazioni, fa percepire la vita che ci attraversa e riallaccia il sentimento d’essere. Mentre si tratta di entrare in tale intimità con il sentire stesso, con il flusso vitale, da non lasciare per alcun momento spazio all’ego, a quel costante sentirsi colpiti in prima persona. Stare invece con la nudità del sentire. Pensieri e emozioni sono energia che ci attraversa e in realtà una sensazione non può che durare minuti per poi trasformarsi. Quello che la rende apparentemente continua è il nostro giudizio, il nostro aggiungere, trattenere o respingere. La consapevolezza avviene fluire stesso come il respiro. Ogni senzazione ogni emozione, ogni pensiero è per sua stessa natura pura consapevolezza. Niente interrompe la consapevolezza, come le onde non interrompono l’oceano. Le onde sono l’energia dell’acqua. Così, sensazioni, pensieri, emozioni sono le onde, l’energia che attraversa la nostra coscienza che fondamentalmente è pace.

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